Di origini siciliane, Giuseppe Viola nasce a Milano il 1° gennaio 1933, terzo di quattro fratelli.
Da bambino studia il pianoforte, una passione sempre presente nella sua vita.
Nel 51’dopo avere conseguito gli studi di ottico optometrista, professione mai esercitata, si dedica fino dalla giovane età esclusivamente alla pittura,
sua vera ragione di vita. Sviluppa le proprie conoscenze pittoriche da autodidatta, frequentando inizialmente lo studio di un pittore amico di famiglia,
Giuseppe Pappalardo, che lo erudisce nelle principali basi tecniche del disegno e della pittura.
Nel corso degli anni Cinquanta si dedica all'esecuzione di nature morte, ritratti e paesaggi che sin dagli esordi preferisce realizzare "dal vero";
contraddistinti da un cromatismo acceso, da un gesto pittorico libero e sciolto e da pennellate dense e ricche di colore.
Queste prime tele sono riconducibili allo studio della pittura francese post-impressionista e fauves,
che approfondirà in occasione di un viaggio-studio a Parigi nella primavera del 1958.
(Volto, 1952; Nevicata, 1954; Porto di Rimini, 1957; Natura morta, 1958; Fiori, 1957).
Negli stessi anni esegue una serie di nature morte caratterizzate da un'atmosfera sospesa ed irreale, che risentono della suggestione delle opere di Filippo De Pisis (che conosce e frequenta fino al 1953), tra le quali Stufa a Kerosene del 1954 e L'utile e l'inutile del 1960 (pubbl. in Opere di G. Viola, presentazione di Dino Buzzati e Mario Portalupi, 1968, tav. 6 e tav.8). Lo studio della pittura post-impressionista ed espressionista, l'adozione di un cromatismo intenso e la rappresentazione di nature morte e scene di vita quotidiana ricorreranno in tutta la successiva produzione dell'artista.
Al suo rientro a Milano da Parigi, nel 1958, esordisce con una mostra personale presso la Galleria del Prisma (senza catalogo) e ottiene l'attenzione della critica. Con la mostra allestita nel 1960 alla Galleria Schettini di Milano, avvia un'intensa attività espositiva presso gallerie private milanesi che culmina nel 1960, con la mostra personale presso la King Gallery di New York ("Giuseppe Viola porta i navigli a New York", Domenica del Corriere, n. 5, a. 69, 29 gennaio 1969). Esegue soprattutto paesaggi, condotti con pennellate rapide e corpose, insieme a ritratti e studi di figure, contraddistinti da forme sintetiche e da ampie campiture di colore.
All'inizio degli anni Sessanta compaiono i primi soggetti di ispirazione sociale, tra i quali Gli emigranti (1962, olio su tela, cm. 60 x 120), La mensa (1965, olio su tela, cm. 50 x 70) e Al lavoro (1965, olio su tela, cm. 50 x 70), caratterizzati da violente accensioni cromatiche e da una condotta di pennellate rapide e sfrangiate.
Nel 1967 l'incontro con lo scrittore e pittore Dino Buzzati imprime una svolta nella definizione del suo linguaggio artistico e di un nuovo repertorio. Nel 1969 infatti egli redige il Manifesto teorico dell'Imagismo pittorico, presentato nel 1970 presso il circolo culturale Au Petit Paris di Milano. Il testo programmatico si ispira all'omonima corrente letteraria fondata nel 1913 dal poeta Ezra Pound (Hailey, 1885 - Venezia, 1972), che promuove una lirica moderna, libera dai vincoli della materia classica, sul modello della poesia di W.B. Yeats e di quella ideogrammatica giapponese e cinese. Viola, infatti, teorizza la necessità di un nuovo linguaggio pittorico antiaccademico, nel quale confluiscano liberamente suggestioni tratte dall'arte barocca e simbolista e dalle avanguardie artistiche (vedi i 10 punti del Manifesto Imagista, stilati con Dino Buzzati). Nei suoi primi dipinti imagisti resta legato ad un linguaggio artistico figurativo, semplice e conciso, ma fitto di riferimenti alla contemporaneità (Marinaio, 1971; Donne al mercato di Rimini, 1972, La venditrice di vongole, 1969, pubbl. in G. Marussi, "Le Arti, numero speciale dedicato a Giuseppe Viola", ottobre 1972, n. 10 - n. 12 pag. 35 - n. 5 pag. 21). Al 1968 risale la sua prima importante monografia, presentata da Mario Portalupi e corredata da un racconto di Dino Buzzati, intitolato Storia di un cavallino e di un temporale (Opere di G. Viola, presentazione di Dino Buzzati e Mario Portalupi, 1968). Tra il 1967 e il 1972 il tema del cavallo e della lotta di cavalli come simbolo della "lotta della vita", ricorre in diverse varianti all'interno della sua produzione, che si distingue per una serrata ricerca sul colore, steso in ampie campiture piatte e con accostamenti cromatici violenti e sulla semplificazione geometrica della forma all'interno di una spazialità bidimensionale. A questo periodo appartengono le opere più originali dell'arista che sperimenta le più svariate tecniche (plastica, vetro, stoffe), raggiungendo esiti di grande raffinatezza nei collages e nelle ceramiche.
Il 21 giugno 1969 riceve la Laurea “Honoris Causae” conferitagli dall’Accademia Tiberina Istituto di Cultura Universitaria di Roma”. Nel 1970 il Comune di Rimini gli dedica uno spazio espositivo (Museo d'arte contemporanea a Giuseppe Viola) dove vengono raccolte circa 78 opere. Dopo sei anni il Museo viene chiuso per dare spazio ad un nuovo centro commerciale, nonostante si fossero raccolte oltre ottomila firme in una petizione contro la chiusura dello spazio espositivo. Il 3 giugno del 1971 riceve il diploma d’onore, medaglia d’oro, Prima Biennale d’Arte Contemporanea a Città di Rimini. Nel 1972, Premio “Martini” per l’opera “La Fame nel Mondo”.
Nell'aprile del 1972 il Centro Civico del Comune di Milano ospita una mostra dedicata all'Imagismo, il cofondatore della Corrente dell'Imagismo, Dino Buzzati,muore pochi mesi prima, Viola si ritrova solo con il suo progetto fino ad allora supportato dalla fervida penna e dalla profonda sensibilità dell'amico pittore e scrittore. La rivista "Le Arti" gli dedica un numero speciale che illustra tutta la sua attività pittorica (G. Marussi, "Le Arti, Numero speciale dedicato a Giuseppe Viola" ottobre 1972).
Lo stesso anno gli viene commissionata dal Comune di Milano una serie di dodici pannelli di grandi dimensioni eseguiti ad olio su tavola, nei quali ripercorre episodi salienti della seconda grande guerra, dell'ascesa al potere del fascismo e della Resistenza: Alle origini della follia (1972), Vilipendio (1973), Delitto Matteotti (1972), Don Minzoni (1974), Spagna '36 - Omaggio a Guernica (1974), La fucilazione (1973), Campo di concentramento (1973), Antonio Gramsci (1972), I partigiani (1973), L'attentato (1975), La vittoria (1974), La Pace (1975). 'Il ciclo pittorico, intitolato dal Comune di Milano "Viva Resistenza", inizialmente collocato in esposizione permanente presso il Palazzo Civico di via Boifava a Milano (1975-1986), nel 1997 viene trasferito a Melzo, come primo nucleo del "Museo della Pace". Attualmente è conservato presso l'Archivio Storico delle opere di Giuseppe Viola. Questi dipinti di ispirazione civile risentono dell'opera di Pablo Picasso e in particolare Guernica, che Viola aveva avuto modo di vedere già in occasione della storica antologica mostra milanese allestita presso Palazzo Reale del 1953. A Picasso, inoltre, egli dedica l'esposizione allestita presso la Galleria Santo Stefano nell'ottobre del 1973, (Omaggio a Picasso) a pochi mesi dalla morte dell'artista spagnolo.
Rivolge il suo interesse anche verso soggetti sacri e, in particolare, tra il 1968 e il 1970, realizza due grandi opere per la chiesa centrale Sant'Antonio da Padova inRimini in Piazza Tre Martiri,I miracoli di San Francesco da Paola, e nel 1976 il dipinto L’Amore della Vita (olio su tela, 100 x 100 cm) collezione delMuseo d’Arte Moderna di Città della Città del Vaticano. Nel 1977 riceve il premio Ambrogino d’oro dal Comune di Milano.
A partire dagli anni Settanta compaiono nel suo repertorio scene con figure tratte dal mondo popolare che risentono della suggestione della corrente realista nella scelta dei soggetti, nella sintesi della forma e nel cromatismo vivace e violento. Queste scene di genere di gusto narrativo non raggiungono l’intensità drammatica della pittura di intento sociale, ma ottengono un buon successo di pubblico: sono riproposte in diverse varianti nel corso degli anni Ottanta e Novanta e diventano i temi prediletti della sua produzione matura. Dal 1984 si dedica alla scultura, realizzando fusioni in bronzo e argento, tra le quali la Crocifissione in seguito donata a Papa Benedetto XVI (2006).
Nel 1986 illustra il libro Cuore di Edmondo De Amicis, insieme ad altri artisti, tra i quali Michele Cascella, Remo Brindisi, Ernesto Treccani, presentato da Raffaele De Grada (E. De Amicis, Cuore, presentazione di Raffaele De Grada, Ed. Centro Lombardo Arte, Milano 1986).
Nelle ultime opere combina suggestioni e linguaggi artistici diversi con estrema libertà raggiungendo,
infine, una cifra stilistica che si contraddistingue per il cromatismo acceso e la pennellata rapida e corsiva
che suggerisce le forme senza definirle. Contemporaneamente ripropone il linguaggio pittorico imagista nella produzione grafica,
negli smalti su ceramica e nelle opere su vetro.
L’attività tarda dell’artista è più libera e disinvolta nella scelta dei temi e nella sperimentazione delle tecniche pittoriche.
L’attività espositiva di Giuseppe Viola fino al 2000 si è svolta in prevalenza presso gallerie private, si contano oltre 200 mostre.
L’attività espositiva degli ultimi anni si svolge, in particolare, presso spazi espositivi istituzionali:
2001, presenta circa 130 opere presso il Circolo della Stampa a Milano (Giuseppe Viola: nell’energia della pittura, Media, Milano 2001); nel 2003 espone presso lo Spazio Guicciardini, con il patrocinio della provincia di Milano, (Viola, la realtà febbricitante, catalogo della mostra a cura di Carlo Franza, Spazio Guicciardini dellaProvincia di Milano, 5-28 febbraio 2003, Provincia di Milano, Milano 2003).
2004, gli viene dedicata un’importante retrospettiva, con oltre sessanta opere, al Palazzo del Senato, Archivio di Stato di Milano (Giuseppe Viola, "Confini e percorsi del colore", catalogo della mostra a cura di Carlo Franza, Milano, Palazzo del Senato, 4-31 maggio 2004, Verso l’arte edizioni, Roma 2004);
2006, esposizione personale, intitolata PAX-IMAGISMO, presso il Palazzo Trivulzio di Melzo;
2006, esposizione personale, intitolata PAX-IMAGISMO presso Castel dell’Ovo a Napoli;
2007, febbraio incontro significativo con Mary De Rachewiltz Pound (figlia di Ezra Pound), Castello di Brunnenburg, Merano (Tirolo).
2007, partecipa alla terza edizione dell’esposizione collettiva Stemperando (Stemperando, catalogo della mostra, Galleria Civica d’Arte Moderna, Spoleto, 23 giugno 2007 - 26 agosto 2007, Verso l'Arte Edizioni, Roma 2007).
2008, espone con i fotografi SergeyYastrzhembskiy e Lev Melikhov: "Visioni d’autore- Beyond the Views" (catalogo della mostra a cura del Centro Diffusione Arte, Milano, Casa del pane, 30maggio – 22 giugno 2008).
2009, esposizione personale “LifeStyle” presso Spazio Roccoforte Collection, Firenze, promossa da Audi, Hugo Boss.
2009 Viola si dedica alla realizzazione del ciclo di opera denominato “Collezione del ‘900” sei opera su tavola di grande formato che rappresentano momenti significativi del XX secolo. “Il crollo della borsa”, “Tsunami”, “La ricerca”, “Madre e figlio”, “L’Amore per la Vita” e “Futuro”.
2010, 23 Agosto, muore nella sua abitazione a Basiglio (Milano).
2010, 14 Settembre, Franco Manzoni gli dedica uno scritto sul Corriere della Sera.
2014, personale a Palazzo Te, Mantova – "Imagismo di Giuseppe Viola", 120 le opere esposte, mostra a cura di Carlo Micheli, patrocinata dal Comune di Mantova e Regione Lombardia, presentazione 1° Volume Catalogo Generale (Publi Paolini pp.359).
2015, personale Palazzo Pirelli Regione Lombardia, 80 le opere esposte in collaborazione con Regione Lombardia. La mostra offre un esempio reale di ciò che vuole dire Nutrire il pianeta, Energia per la Vita; leitmotiv che accompagnerà Expo 2015. In occasione di Expo 2015 a cura di Archivio Storico Opere Giuseppe Viola, sponsor Expo 2015.
2015, Personale – L’Amore per la Vita - presso Museo Diocesano Francesco Gonzaga- Mantova a cura di Monsignor Roberto Brunelli.
2016, Ottobre mostra personale "Equilibrio nell'estro" presso Palazzo Broletto di Pavia, 80 opere. Patrocinata dal Comune di Pavia e da Regione Lombardia.
Scrive Monsignor Roberto Brunelli :
La mostra di quest’anno si affida, per la dimensione artistica, alle mirabili realizzazioni di Giuseppe Viola, così rendendo omaggio a uno tra i più ragguardevoli artisti contemporanei. Quanto al tema, essa mira a presentare la nascita del divino Bambino nella profondità del suo mistero, quale si è dispiegato nelle successive vicende della sua vita terrena, culminate nella sua morte e risurrezione. L’artista, ispirandosi a Matthias Grünewald ha rappresentato questi due momenti con una forza icastica stupefacente: sono perciò felice e riconoscente che due dei dipinti, che saranno esposti, conclusa la mostra, rimangano al Museo, testimoni permanenti di una sensibilità di cui a fatica si riscontra l’uguale”.